L’idea di compiere un
raid su Vienna, D'Annunzio l’aveva coltivata a lungo il battesimo del
volo era avvenuto a Brescia, nel 1909.
Lo scoppio della prima guerra europea gli aveva prodotto una tale impressione,
che il poeta si fece fautore dell’intervento italiano contro gli Imperi
Centrali, in nome di una ideale fratellanza latina da contrapporre al germanesimo.
Nel 1915 il felice esito dei voli su Trieste e Trento, convinsero il Poeta a
tentare l’azione provocatoria sui cieli di Vienna.
I piloti della 87a
squadriglia Serenissima, dopo la battaglia del Piave, si prepararono
all’impresa allestendo, clandestinamente, alcuni SVA.
D’Annunzio, quando lo venne a sapere, rivendicò la paternità del raid e
sostenne il suo diritto a
parteciparvi. Alla fine ottenne l’attesa autorizzazione ufficiale. L’Ordine
di operazione del Comando Aeronautico fissava la data (1 agosto - ore 5,15), le
formazioni da mantenere sia in andata che al ritorno, la rotta da percorrere e
tutte le modalità di esecuzione del raid.
Per portare D’Annunzio fu adattato, fra i numerosi SVA monoposto preparati, un
biposto di fortuna, pilotato dal capitano Natale Palli, buon amico del poeta.
Ma il giorno della
partenza il tempo era pessimo, e tutto fu rinviato al 2 agosto. Sfortuna volle
che quel giorno i 13 SVA dovessero rientrare a causa dei temporali incontrati
all’altezza di Udine.
La successiva partenza fu rimandata al giorno 8. Al decollo 11 aerei, che
interruppero il raid a Klagenfurt per la presenza di nubi fino a 5000 m di
quota. Infuriato, D’Annunzio radunò i piloti designati e affermò in tono
deciso "…nessuno di voi si arresterà se non con l’ultimo battito
del motore".
Il giorno 9 decollarono 8 velivoli, e questa volta fu la decisiva.
Decollarono alle 5.50 da San Pelagio ed alle 9.20 erano tutti su Vienna!
Ad 800 m di quota volarono i manifestini con su scritto:
«Viennesi! Imparate a conoscere gli Italiani. Noi voliano su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà».
Il volo continuò brillantemente per circa 1000 Km., di cui più di 800 in cielo
nemico.
La pattuglia non fu oggetto di reazione da parte degli austriaci, e ripartì
compatta sulla rotta Wiener-Neustadt, Graz, Lubiana e Trieste.
Uno solo dei piloti ebbe guasti al motore e fu costretto ad atterrare vicino
Wiener-Neustadt, dove fu preso prigioniero.
Il raid di 1000 Km compiuto dagli 8 biplani in formazione fu il più lungo di
tutto il conflitto, entrando a buon diritto nella storia dei primati
dell’Aviazione Italiana.
Fu chiaro, in quello scorso di 1918, che l’Italia aveva acquisito il pieno
dominio dell’aria.