Manfred von Richthofen

 

 

Il Barone Manfred von Richthofen nacque a Breslau, città della Slesia sul fiume Odra, il 2 Maggio 1892. La sua famiglia era molto facoltosa ed il padre, militare di professione, decise che il giovane Manfred avrebbe dovuto seguire la stessa strada. Così, dopo aver ricevuto fino a nove anni un'istruzione privata nella città di Kleinburg, dove si era trasferito con la propria famiglia, frequentata per un anno la scuola di Schweidnitz, egli divenne cadetto presso l'Accademia Militare di Wahlstatt. Tuttavia il giovane cadetto non era del tutto felice della scelta che gli era stata imposta dal padre e faticava a rispettare la disciplina militare. Amava molto gli sport ed eccelleva in molti di essi; in particolare, adorava i cavalli e partecipò a diversi concorsi ippici vincendo vari premi.

Nel 1911, terminata l'Accademia Militare, Richthofen entrò nell'esercito scegliendo uno dei corpi più gloriosi ed esclusivi, quello della cavalleria, ignaro di ciò che il destino aveva in serbo per lui, e nell'autunno 1912 divenne ufficiale. Il Tenente Richthofen, appartenente al I Reggimento "Uhlans" della cavalleria, trascorreva serenamente il suo tempo insieme agli altri rampolli dell'aristocrazia prussiana che avevano scelto la carriera militare fino a che incominciarono a farsi insistenti le voci relative ad un imminente conflitto. In realtà, Manfred e gli ufficiali suoi amici non credevano che davvero sarebbe scoppiata una guerra, ma la situazione precipitò in fretta. 

Allo scoppio del conflitto, molti soldati tedeschi furono inviati alle frontiere e Richthofen fu impegnato nei pressi della frontiera con la Russia, dove tuttavia non partecipò mai ad un vero e proprio scontro in campo aperto con i Cosacchi. Poco tempo dopo egli fu inviato in Belgio e in Francia.
La Prima Guerra Mondiale presentava delle caratteristiche nuove rispetto alle guerre che l'avevano preceduta. Al posto degli scontri in campo aperto che avevano caratterizzato le battaglie delle epoche passate, si assisteva ora ad una logorante guerra di trincea che, naturalmente, non poteva che limitare l'utilità e l'impiego della cavalleria. Così, uno dei più importanti corpi dell'esercito vide progressivamente ridursi il proprio ruolo e fu sostituito dai nuovi mezzi a disposizione delle nazioni belligeranti. Richthofen, bloccato con il suo reggimento a Verdun, trascorse diversi mesi nell'inattività, in attesa che gli fosse assegnata qualche missione.

Esasperato dalla situazione, ansioso di avere un ruolo attivo ed importante nella guerra, scrisse una lettera al Comando Generale in cui, lamentandosi, diceva di non essersi arruolato nell'esercito semplicemente per raccogliere e trasportare cibarie, ma con un intento ben diverso. A causa di quelle parole irose, alla fine del Maggio 1915 il giovane Manfred fu trasferito al servizio della Fliegertruppe, l'aviazione tedesca.
Il giorno dopo il suo trasferimento Richthofen incominciò subito l'addestramento come osservatore compiendo i primi voli. L'osservatore prendeva posizione in un abitacolo situato alle spalle del pilota e aveva il compito di avvistare gli eventuali nemici provenienti dal cielo e di controllare gli spostamenti delle truppe a terra mentre il pilota si occupava della guida del velivolo. All'osservatore spettava anche il compito di sparare con una mitragliatrice raffreddata ad aria, con munizionamento a tamburo o a nastro, rivolta verso la coda dell'aereo. Le difficoltà legate alla posizione dell'arma e al fatto che essa dovesse essere usata da una persona diversa dal pilota rendevano questi aerei biposto poco efficaci negli scontri aerei, per cui essi venivano normalmente impiegati solo in missioni di ricognizione.

Il primo volo di Richthofen fu piuttosto traumatico, infatti il rumore, il vento ed il freddo erano quasi insopportabili. Tuttavia, nonostante questi inconvenienti, egli fu entusiasta della nuova esperienza. Nel Giugno 1915 fu mandato sul fronte Russo per aggregarsi al celebrato 69° Squadrone e qui volò, sempre in qualità di osservatore.
Richthofen, desideroso di dimostrare la sua abilità e spinto dall'ambizione, decise di diventare pilota da combattimento e, dopo solo venticinque ore di addestramento, il 10 Ottobre 1915 volò per la prima volta da solo. Tuttavia, l'esito della prova non fu del tutto positivo poiché egli si schiantò durante l'atterraggio, comunque senza riportare danni fisici. Quindici giorni dopo sostenne senza successo l'esame per diventare pilota, ma non si scoraggiò e riprese l'addestramento nei pressi di Berlino, riuscendo a superare l'esame alla fine di Dicembre. Fu assegnato al Secondo Squadrone, nei pressi di Verdun, e fece svariati voli affiancato da un osservatore, cominciando a dare prova della propria abilità come aviatore. Poco tempo dopo Richthofen riuscì finalmente a coronare il suo sogno, quello di volare da solo a bordo di un monoposto Fokker.

Il Fokker era un aereo fortemente innovativo, il primo a montare un dispositivo sincronizzatore. Questo faceva in modo che la mitragliatrice, montata sulla fusoliera davanti al pilota e fissa, sparasse soltanto quando la linea di tiro non era ostruita dalla pala dell'aereo. Tutto ciò garantì all'inizio della guerra una netta supremazia aerea ai Tedeschi.

Nell'agosto del 1916 Manfred parte per la Francia assieme  al tenente Oswald Boelke dove assieme agli altri piloti dello squadrone "Jasta 2" volavano in una formazione guidata da quest'ultimo, che veniva da tutti i suoi uomini considerato una specie di superuomo, alla ricerca del nemico per ingaggiare battaglia e, finalmente, il giorno tanto atteso dal giovane aviatore arrivò. 

Il 17 Settembre 1916 uno squadrone inglese fu avvistato e, durante la battaglia che ne seguì, Richthofen abbatté il suo primo aereo nemico. Per tutto il mese successivo le battaglie aeree si susseguirono con una frequenza giornaliera e i piloti tedeschi continuarono a riportare importanti vittorie agli ordini di quello che ai loro occhi stava diventando una vera e propria divinità. Tuttavia, il 18 Ottobre 1916 accadde l'imprevedibile: Boelcke morì in un incidente aereo a causa di una collisione. La morte di colui che Richthofen considerava non solo un maestro, ma anche un amico, lo colpì profondamente, ma egli non si perse d'animo e continuò a svolgere il suo lavoro come Boelcke gli aveva insegnato, abbattendo il 9 Novembre 1916 il suo ottavo aereo nemico e ricevendo la sua prima onorificenza. 

Il 23 Novembre 1916 Manfred dimostrò di essere veramente uno dei migliori piloti delle forze aeree tedesche abbattendo l'asso dell'aviazione inglese, il Maggiore Lanoe Hawker. Per celebrare la grande impresa egli decise di ornare l'ingresso del proprio alloggio con la mitragliatrice che era a bordo dell'aereo di quella che era la sua undicesima vittima.
Dopo aver abbattuto il suo sedicesimo aereo nemico il 4 Gennaio 1917, Richthofen divenne il miglior pilota da combattimento tedesco di tutti i tempi e ottenne la promozione a Capitano. Il suo entusiasmo venne tuttavia frenato dalla notizia del trasferimento dallo squadrone di Boelcke, in quanto gli sarebbe
stato assegnato il comando dell'Undicesimo Squadrone, lo "Jagdstaffel 11" o "Jasta 11". La malinconia venne però spazzata via due giorni dopo col conferimento dell' "Orden Pour le Mérite", la più alta onorificenza tedesca, che a Boelcke era stata assegnata quando aveva abbattuto il suo ottavo aereo nemico.
Orgoglioso dei risultati raggiunti, Manfred voleva che tutti in volo si rendessero conto di avere a che fare con lui e che tutti lo riconoscessero. Proprio per questo decise di dipingere il suo Fokker di rosso, un colore che lo rendeva facilmente visibile e riconoscibile e che, al tempo stesso, era il colore che contraddistingueva il suo vecchio reggimento di cavalleria. 

A conferma del successo della sua iniziativa, gli avversari incominciarono ad identificare i suo aereo con l'appellativo "le Petit Rouge". Ben presto, anche gli altri aviatori della squadriglia Jasta 11, orgogliosi di essere comandati dal più grande pilota tedesco di tutti i tempi, iniziarono ad ornare con qualcosa di rosso i propri velivoli.
Verso la metà del Marzo 1917 Richthofen venne abbattuto per la prima volta, ma non riportò conseguenze fisiche e potè immediatamente tornare a combattere. Il 2 Aprile dello stesso anno egli abbatté il suo trentaduesimo aereo nemico iniziando in questo modo quello che successivamente venne chiamato dagli Alleati "l'Aprile di sangue". Durante questo mese infatti il pilota tedesco abbatté ventuno velivoli avversari e le forze inglesi, nella sola giornata del 6 Aprile, persero ben quarantaquattro aerei. Le forze aeree alleate avevano raggiunto il loro livello minimo di rendimento rischiando di essere totalmente cancellate, ma avrebbero presto rimediato a questa situazione grazie all'impiego di caccia di nuova generazione.

Ben presto, gli Alleati decisero di istituire una squadriglia che aveva specificamente il compito di abbattere l'aereo del Barone Rosso, che ormai aveva raggiunto una fama straordinaria anche tra i nemici. Gli aerei della squadriglia anti - Richthofen avevano la particolarità di essere dipinti di rosso, proprio per sottolineare la loro particolare missione, ma tutto ciò non riuscì tuttavia ad interrompere la straordinaria serie di successi di Richthofen. I

Poco tempo dopo, gli fu assegnato il comando di una nuova squadriglia di caccia, la "Fighter Wing 1" o "JG1", composta dai più abili piloti della Fliegertruppe. Si Trattava di una formazione straordinaria. Richthofen volava ora alla guida di un agile triplano Fokker Dr. I, sempre dipinto di rosso, mentre gli altri piloti della squadriglia, seguendo l'esempio del proprio comandante, avevano colorato i propri velivoli nei modi più disparati.  L'abilità degli uomini volanti che ne facevano parte, come Schafer e Voss, che già avevano fatto parte di Jasta 11, rendeva i combattimenti che la vedevano protagonista dei veri e propri spettacoli, offrendo la possibilità di assistere ad acrobazie che sembravano impossibili a tutti gli altri piloti. 

Proprio per queste sue eccezionali caratteristiche, la squadriglia di Manfred veniva chiamata dagli aviatori alleati "il Circo Volante di von Richthofen".
Nonostante l'abilità dei piloti tedeschi, i mezzi aerei degli alleati stavano migliorando nettamente dal punto di vista tecnico, grazie all'ingresso sulla scena di nuovi aerei da caccia quali il Sopwith Camel o gli Spad, che superavano in velocità ed in agilità i velivoli precedentemente impiegati. Soprattutto dal punto di vista numerico i mezzi a disposizione degli Alleati cominciavano a sopravanzare quelli a disposizione dei Tedeschi, tanto che alla fine della guerra i primi potevano contare su circa 8000 velivoli, i secondi soltanto su 3300.
Dopo un mese al comando di JG1, Manfred venne ferito durante uno scontro con il nemico e ciò suscitò molta preoccupazione nello Stato Maggiore tedesco. La notorietà del Barone Rosso era al suo apice; tra le immagini raffiguranti i migliori soldati tedeschi, che durante la Prima Guerra Mondiale ebbero in Germania un successo simile alle figurine dei calciatori dei nostri giorni, quella che rappresentava Richthofen era la più diffusa. Inoltre l'asso dell'aviazione era ben noto e temuto anche tra i nemici, per cui la sua morte avrebbe sicuramente prodotto un doppio risultato negativo: da un lato, sarebbe stata un ottimo strumento di propaganda per gli alleati e avrebbe alzato lo spirito delle loro truppe, dall'altro lato, sarebbe stata un colpo tremendo per il morale dei soldati tedeschi, già provato dall'andamento della guerra. Per questo, il Governo tedesco decise di vietare a Manfred di volare ancora contro il nemico, a meno che ciò non fosse strettamente necessario.

I voli del Barone Rosso si ridussero dal punto di vista numerico ma non cessarono, vista la sua indole e le sue caratteristiche di straordinario combattente. Egli ricorse spesso alla scusa della sua indispensabile presenza al fianco dei compagni per partecipare alle battaglie aeree contro i nemici. Il 21 Aprile 1918, durante uno di questi scontri, il Barone Rosso vide il giovane pilota australiano Wilfrid "Wop" May in difficoltà e decise di inseguirlo con il suo triplano Fokker per abbatterlo. May era alle prese con la sua prima battaglia aerea e la sua inesperienza era messa in risalto dalla sua guida impacciata. Egli cercava di sfuggire all'implacabile Barone Rosso zigzagando con il suo Sopwith Camel sulla Somme, ma il pilota tedesco non gli concedeva tregua. Mentre May sembrava ormai spacciato, intervenne in suo aiuto il pilota canadese Arthur "Roy" Brown che, giunto alle spalle di Richthofen, aprì il fuoco. Superando il Fokker tedesco, egli lo vide continuare la sua corsa verso le linee degli Alleati ancora per un minuto e successivamente schiantarsi a terra. Non sembrava che l'aereo avesse riportato danni così gravi da determinarne la caduta, ma il Barone Rosso giaceva privo di vita.

L'abbattimento dell'asso tedesco venne attribuito al Capitano Brown, ma con ogni probabilità ad ucciderlo fu un colpo sparato dalla contraerea australiana, dal Sergente Popkin o dall'artigliere Robert Buie. Così, quando ancora non aveva compiuto 26 anni, si concludeva a Vaux sur Somme la straordinaria avventura del più grande pilota da combattimento di tutti i tempi, l'uomo che durante la Prima Guerra Mondiale, quando l'aviazione era ancora in una fase poco più che sperimentale, riuscì ad abbattere 80 aerei nemici prima di capitolare. Destinato a prendere il suo posto alla guida dello squadrone sarebbe stato un altro giovane pilota, Hermann Wihlelm Goring, che pochi decenni dopo sarebbe diventato tristemente famoso come uno dei più stretti collaboratori di Adolf Hitler.
Il corpo del Barone Manfred von Richthofen venne recuperato dagli alleati e ad esso gli Australiani tributarono un funerale militare con ogni onore. Dopo la fine della guerra, le spoglie del Barone Rosso furono riesumate e vennero nuovamente sepolte con una grande cerimonia a Berlino

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