Situazione storica

 

Si dice spesso che i militari, specie quelli di alto grado, sono conservatori. E' vero. Il 24 giugno del 1914, quando le rivoltellate di Serajevo diedero fuoco all'Europa, negli Stati Maggiori era ancora molto diffusa l'immagine ottocentesca di una guerra in cui la figura principale restava il fante, con il suo fucile, la sua baionetta e il suo impetuoso ardimento. Peraltro la Grande Guerra, con la varietà di situazioni in cui fu combattuta, vide la nascita di molte novità: la sempre più diffusa motorizzazione delle truppe, l'uso di gas e delle relative difese passive, la comparsa dei mezzi corazzati (che permisero di spezzare la stasi della guerra di trincea) non sono che alcune delle tappe di una modernizzazione della guerra, più imposta dai fatti che teorizzata dai generali.


La Guerra Aerea, o guerra nei cieli, invece semplicemente non esisteva, né poteva esistere, sia per mancanza di precedenti storici (salvo alcune sporadiche missioni ), sia perché non esisteva il concetto stesso di un terzo scenario bellico, da affiancare a quello terrestre e a quello marittimo, nonostante l'aeroplano fosse ormai, in campo civile, una realtà: si pensi che nel 1909 Bleriot trasvolava la Manica e che in quello stesso anno il raduno aviatori di Reims (22-29 agosto) fu la prima competizione sportiva nei cieli, o che nel 1913 già si volava per la prima Coppa Schneider. 

Con la guerra aerea nasce un tipo di eroe combattente assolutamente nuovo, il pilota. Ma inizialmente il pilota non fu concepito come combattente: infatti all'aviazione veniva normalmente assegnata una funzione ricognitiva: gli aerei dovevano tenere sotto controllo le basi nemiche, controllare l'ubicazione e gli spostamenti delle truppe, fornire insomma tutta una serie di informazioni che sarebbero poi servite per un più efficace impiego delle forze terrestri e navali. 
Già dopo un anno di guerra, lo scetticismo relativo all'utilità degli aerei venne superato ed essi cominciarono ad essere impiegati anche in sporadiche azioni di bombardamento. Il cielo dell'Europa, fino a poco tempo prima completamente libero, cominciò a popolarsi di macchine volanti e gli incontri tra velivoli nemici divennero sempre più frequenti. Ciò rese necessario armare gli aerei e determinò il verificarsi di veri e propri duelli tra i piloti. L'obiettivo era quello di liberare lo spazio aereo dal nemico per consentire ai ricognitori di svolgere il proprio compito.

I piloti erano persone audaci, che spesso entravano a far parte dell'aviazione senza neppure avere mai visto un aereo e, nella maggior parte dei casi, entravano in azione, con la possibilità di dover subito affrontare il nemico, dopo una preparazione di poche decine di ore di volo, potendo contare su mezzi poco efficienti, poco equipaggiati e certamente poco sicuri (si verificarono addirittura diversi casi di congelamento). I piloti più bravi venivano chiamati, con un termine di origine francese, "assi" e tra loro il più noto è certamente il barone Manfred von Richthofen, conosciuto da tutti come il "Barone Rosso".

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