I
carichi agenti su di un velivolo sono molto vari, in quanto dipendono
dal tipo di velivolo, dalle condizioni di volo e dalla volontà del
pilota, nonché, dalla necessità (si pensi, ad esempio, ad una manovra
di disimpegno durante un combattimento).
Una volta in volo questi carichi
devono essere sopportati dalle strutture resistenti del velivolo, le
quali sono state progettate appositamente per questo scopo. Le
dimensioni di queste strutture, rivestono un elemento fondamentale nella
progettazione del velivolo: una struttura molto resistente implica l’impiego
di una grande quantità di materiale, di spazio e, soprattutto, di peso.
Nel campo aeronautico, il peso di un velivolo è un fattore chiave, in
quanto questo condiziona in maniera determinante
le prestazioni e la tipologia costruttiva dello stesso.

Facendo
un paragone con un’autovettura, è semplice comprendere come
più questo mezzo è grande e pesante, più potente deve essere il
propulsore che lo spinge, e più grande è il propulsore e più aumenta il peso.
Si instaura così un circolo, dal quale è possibile uscire solo attuando una
politica di compromesso.
Per
ottimizzare al meglio i pesi e le potenze da impiegare, ogni aereo viene
progettato per ricoprire un determinato ruolo, per il quale vengono previste
tutte le possibili condizioni operative. Il costruttore, quindi, imposta valori
come la velocità massima, il tipo di profilo da utilizzare, il tipo di
armamento o di bagaglio da dover trasportare… Sulla base delle specifiche
impartite, si passa alla determinazione di quelle che possono essere le
sollecitazioni massime che la struttura si troverà a dover subire, ed in base a
queste al dimensionamento della struttura stessa.
Il
valore massimo delle sollecitazioni ammissibili, è fortemente influenzato dalla
natura dell’uomo: sottoposto a determinate manovre, il corpo del pilota deve
resistere ad elevate accelerazioni, le quali, a seconda che spingano il sangue
dalla testa verso i piedi o viceversa vengono dette positive o negative. Queste
accelerazioni vengono normalmente indicate in base ad un rapporto tra l’accelerazione
stessa e quella gravitazionale, ottenendo così un numero che viene chiamato “numero
di g”.
Da
diversi studi eseguiti sulla natura umana, è stato ricavato che, un uomo, in
condizioni normali, cioè sprovvisto degli attuali giubbotti anti g, può
sopportare un numero massimo di g pari a 7.
Per
fornire un esempio pratico, se un pilota del peso di 700N si trovasse a dover
sopportare 7 g, il suo corpo peserebbe 4900N. Questo aumento di peso apparente
comporta problemi alla circolazione sanguigna
con una conseguente possibile perdita di conoscenza.
Con l’introduzione delle tute anti g, i piloti possono
sopportare un numero massimo di g pari ad 11, ma negli anni ’30, cioè
nel periodo in cui è stato progettato il Bf. 109, questi sistemi di protezione
non esistevano. Per questo motivo tutta la struttura di questo aereo è stata
progettata per sopportare accelerazioni positive massime di 7g e negative di
3.5g, cioè per i massimi valori sopportabili dall’organismo umano.
Come già anticipato, la
portanza può non essere orientata nella stessa direzione del peso in tutte le
manovre, ma comunque ne contrasta una componente rilevante. Come per il corpo
umano, anche il peso apparente dell’aeromobile aumenta sensibilmente durante
manovre ad alto numero di g, e questo costringe i piloti ad aumentare la
portanza, in modo da compensare l’aumento di peso. Il massimo valore della
portanza ammissibile si avrà, quindi, nelle condizioni in cui questa è
orientata nella stessa direzione del peso durante una manovra al massimo numero
di g consentito. Se il pilota, in queste condizioni, tentasse di aumentare la
portanza (magari per uscire da una discesa molto ripida o per stringere il più
possibile una virata) la struttura sarebbe chiamata a sopportare uno stress
superiore a quello per cui è stata progettata, e questo potrebbe portare al
cedimento della
stessa o ad una sua deformazione permanente. In entrambi i casi,
comunque, l’integrità del velivolo verrebbe gravemente compromessa.
Tutte
le parti strutturali del velivolo vengono quindi progettate tenendo conto di un
fattore di sicurezza “k” per il quale viene moltiplicato il numero
massimo di g ammissibili (in questo caso 7) ottenendo il numero di g per il
quale la struttura verrà progettata.
Per i principi relativi alle condizioni di volo a regime, ad un aumento
di peso apparente deve corrispondere un aumento di portanza, in modo da
riportare la situazione nelle condizioni di equilibrio. L’aumento di portanza
può essere ottenuto dal pilota agendo su due fattori: il Cp e la V. In
particolare, un aumento del coefficiente di portanza potrebbe essere ottenuto
incrementando l’incidenza dell’ala, e quindi del profilo che la costituisce.
Aumentare l’incidenza significherebbe porre l’aereo in un assetto più
cabrato, variando così l’angolo formato tra la corda del profilo e la
direzione del vento relativo. Il pilota, però, non può permettersi di
modificare l’incidenza a piacimento, in quanto ogni profilo possiede un Cp
massimo, oltre al quale avviene lo stallo, condizione nella quale si ha la
perdita, più o meno repentina, delle caratteristiche aerodinamiche del profilo e, quindi,
interrompendo tutti quei fenomeni che originano la portanza.
D’altro
canto, ottenere un decisivo aumento di velocità in maniera abbastanza repentina
è quasi impossibile a causa delle caratteristiche costruttive del motore, il
quale, oltre ad un limite relativo al numero di giri massimo, deve far fronte
anche ad un limite della potenza disponibile. Si noti, inoltre, che un aumento
di incidenza, oltre che aumentare il Cp, farebbe aumentare anche il Cr,
incrementando così, anche la potenza necessaria al volo. Comunque, anche se non
venissero considerate le limitazioni derivate dal motore, un eccessivo aumento
della velocità potrebbe portare alla formazione di una portanza superiore a
quella consentita, facendo collassare la struttura resistente del velivolo
(nella fattispecie quella delle ali).
Queste considerazioni assumono una notevole importanza soprattutto nella
prima parte del volo (cioè nelle condizioni di decollo e di salita, dove le
basse velocità e le alte incidenze costringono
i piloti a compiere manovre relativamente “tranquille”, in modo da non
aumentare troppo il peso apparente), e nelle condizioni di volo veloce, dove la
velocità è così alta che un aumento troppo elevato del coefficiente di
portanza potrebbe portare al collasso della struttura. A questo proposito, è
stato creato un particolare diagramma, chiamato diagramma di manovra, nel quale
viene tracciato l’inviluppo di volo di un determinato velivolo.
Le
norme che regolano le condizioni di sicurezza per il volo sono abbastanza
recenti, e comunque posteriori alla seconda Guerra Mondiale, cioè al periodo in
cui è “nato” il 109, ma i primi grafici di manovra erano già presenti
anche in quegli anni, e le norme che li regolavano sono simili a quelle
utilizzate tutt’oggi. Con una certa approssimazione, sarà possibile
ricostruire il diagramma di manovra del 109, utilizzando le attuali norme.
Il diagramma di manovra non è altro che una rappresentazione su piano
cartesiano delle condizioni ammissibili per il volo in sicurezza: sulle ascisse
vengono indicate le velocità di volo, mentre sulle ordinate sono riportati i
valori dei fattori di carico.
Con
il temine “fattore di carico” viene indicata un’entità di cui si è già
parlato in precedenza, e cioè il numero di g. Infatti, il fattore di carico,
generalmente indicato con “n”, è dato dal rapporto tra la portanza
sviluppata in un determinato momento ed il peso effettivo del velivolo. È
facile intuire che, se l’aereo sviluppa una portanza
pari a sette volte il suo
peso, per essere in equilibrio il velivolo dovrebbe aumentare di sette volte il
suo peso, e questo aumento può essere dato solo dall’azione delle
accelerazioni agenti sul velivolo stesso, le quali incrementano il peso
effettivo con il peso apparente. Quindi, il valore risultante dal rapporto prima
citato è proprio quello dell’accelerazione a cui il velivolo è sottoposto.
Per questo motivo, è lecito scrivere
[f.04]
Il valore
massimo ammissibile del fattore di carico viene detto fattore di contingenza, e
per questo aereo è pari a 7 per accelerazioni positive e 3.5 per accelerazioni
negative. Il valore del
limite massimo della velocità di un aeromobile viene invece indicato con
la sigla Vne,
mentre quello minimo, cioè la velocità di stallo, con la sigla Vs.
Il grafico di manovra può essere diviso in due parti principali: una
prima parte, nella quale le basse velocità non permettono al velivolo di
affrontare manovre con un elevato fattore di carico, ed una seconda parte, dove,
fino al limite massimo della velocità di crociera Vc, è possibile affrontare
qualsiasi manovra fino ad n = 7, ed oltrepassato questo limite le velocità sono
così elevate che si è costretti a limitare i valori del fattore di carico
massimo ammissibile per non compromettere l’integrità strutturale
Per la costruzione della prima parte del grafico si procede nel seguente
modo: ricordando che, per le condizioni di equilibrio, la portanza deve essere
uguale al peso, ponendo a sistema la [f.01] e la [f.04] si otterrà che
[f.05]
Esplicitando
da questa formula la velocità di volo V si otterrà:

[f.06]
Considerando
che in condizioni di decollo Q, S, r
e Cp assumono valori constanti (trascurando il consumo di carburante e
ponendo il valore di Cp uguale a quello massimo possibile per il profilo
utilizzato, che per il velivolo Bf. 109, risulta essere pari
a 1.389), si avrà che la velocità minima di sostentamento dipenderà
esclusivamente dal valore di n secondo la formula
[f.07]
Ricordando
la [f.04], risulta che il valore normale di n è 1, in quanto in queste
condizioni la portanza dovrà essere uguale al peso; per questo motivo nella
determinazione della velocità minima di sostentamento il valore di n che dovrà essere inserito nella [f.07] sarà
1.
Sostituendo
ad n valori che vanno da 1 a 7, si determineranno le velocità minime da
assumere per ogni manovra ad un determinano fattore di carico. Riportando questi
punti sul di un piano cartesiano, ed unendoli con una curva, si traccerà la
prima parte del diagramma relativo alle accelerazioni positive.
Per
fare un esempio, definito il peso del velivolo Q pari a 30411N e la superficie
alare S = 16.03 m2, la velocità di stallo, cioè quella calcolata
con n = 1, sarà:
Valori minimi delle velocità
di manovra al variare di n per accelerazioni positive
N
|
Vmin
[m/s]
|
Vmin
[km/h]
|
1
|
47.22
|
170
|
2
|
66.78
|
240
|
3
|
81.79
|
294
|
4
|
94.44
|
340
|
5
|
105.59
|
380
|
6
|
115.67
|
416
|
7
|
124.94
|
450
|
Con
lo stesso procedimento si potrà determinare la curva delle velocità minime
relative alle accelerazioni negative, ricordando che il Cp negativo massimo è
pari a 1.055 e che il fattore di contingenza per queste accelerazioni risulta
3.5.
Valori minimi della velocità
di manovra al variare di n per accelerazioni negative
N
|
Vmin
[m/s]
|
Vmin
[km/h]
|
1.0
|
54.18
|
195
|
1.5
|
66.36
|
239
|
2.0
|
76.63
|
276
|
2.5
|
85.67
|
308
|
3.0
|
93.85
|
338
|
3.5
|
101.37
|
364
|
Si
potrà quindi calcolare la velocità di crociera “Vc” del velivolo: data la
Vne, cioè la velocità massima consentita, ottenuta in una picchiata con un
angolo di discesa pari a 30°, è possibile calcolare la velocità massima su di
una traiettoria orizzontale “VmaxVOR”, la quale è pari alla Vne
divisa per 1.3:
Dalla
VmaxVOR è possibile ricavare la velocità di crociera, in quanto
questa è pari ai nove decimi della velocità massima orizzontale. Per
determinare la Vc, quindi, basterà moltiplicare la VmaxVOR per 0.9,
ottenendo
Questa
velocità assume un’importanza notevole ai fini del volo, in quanto è la
velocità che un aereo assume per
percorrere la massima distanza possibile.
Ricapitolando, i punti fondamentali per il diagramma di manovra
determinati sino a questo momento sono sei: il punto “S”, individuato
dalle coordinate (Vs; n = 1); il punto “A”, le cui coordinate sono
costituite dal valore del fattore di contingenza positivo e dalla velocità
minima relativa a questa sollecitazione (Va; n1); il punto “C”,
rappresentato da (Vc; n1); in punto “H”, con velocità Vsr e massimo fattore di
carico negativo n3
(Vsr; n3); il punto “G”, corrispondente alla minima
velocità con cui può essere affrontata una manovra con il massimo fattore di
carico negativo Vg ed il massimo fattore di
carico negativo (Vg; n3) ed il punto “F”, con coordinate (Vc; n3).
Resta quindi da tracciare solo la parte finale del grafico di manovra, cioè
quella relativa alle alte velocità.
Anche se il Bf. 109 è stato progettato per resistere ad una manovra
eseguita alla massima velocità ed al massimo fattore di carico ammissibile, i
costruttori tendono a sconsigliarne l’esecuzione, in quanto, una qualsiasi
turbolenza incontrata in queste condizioni porterebbe la struttura a sopportare
sollecitazioni che superano quelle massime ammissibili, portando al collasso
della struttura. Per questo motivo alle alte velocità, si consiglia di non
oltrepassare mai un fattore di carico massimo indicato con n4 per le
accelerazioni positive ed n2 per quelle negative.
In
genere, n4 ed n2 vengono considerati pari al 75% dei
rispettivi n1 ed n3, quindi, eseguendo un rapido calcolo,
si determina che
A
questo punto sono disponibili quindi anche le ultime due coordinate mancanti del
diagramma di manovra, le quali vanno ad individuare il punto “D” (Vne; n4)
ed il punto “E” (Vne; n2). Unendo ora con segmenti rettilinei i
punti A, C, D, E, F e G la costruzione del diagramma di manovra sarà terminata.
Le
curve costruite secondo le modalità esposte rappresentano il perimetro del
diagramma di manovra: l’area interna ed esso costituisce l’insieme di tutti
i possibili assetti con i quali l’aeromobile è in grado di volare senza
sottoporre la struttura resistente ad eccessive sollecitazioni.
L’area esterna a questo
diagramma rappresenta l’insieme di tutti quegli assetti di volo dannosi o
proibiti per il velivolo. In particolare, prolungando le curve SA ed HG, lo
spazio esterno al diagramma verrà diviso in due parti: la prima parte, compresa
tra l’asse delle ordinate e le due curve appena citate rappresenta la zona di
stallo; la seconda parte, compresa tra le due curve ed un’ipotetica linea
verticale passante per un punto con velocità superiore alla Vne, rappresenta l’insieme
degli assetti pericolosi per la struttura.
Nella
prima parte, quella dello stallo, il velivolo, date le sue condizioni di bassa
velocità ed alte incidenze, non è in grado di sviluppare una portanza pari al
proprio peso, o, comunque, se tentasse di incrementare ancora la portanza
aumentando l’incidenza, ricadrebbe nello stallo, perdendo completamente la
portanza agente sulle sue ali a causa del distacco della vena fluida. Il volo in
condizioni di equilibrio in questa zona è quindi impossibile.
Nella
seconda parte, invece, le sollecitazioni che la struttura sarebbe richiamata a
sopportare andrebbero oltre al limite massimo imposto dal costruttore. Quest’aerea
di grafico, comunque, è sostanzialmente divisa in due parti: una prima parte,
consistente in una fascia posta a contatto con il perimetro del diagramma di
manovra e dotata di una determinata ampiezza, ed una seconda parte, che si
estende esternamente alla prima. Nella fascia attigua al diagramma di manovra,
lo stress a cui è sottoposta la struttura non è così elevato da creare danni,
in quanto, come detto in precedenza, la struttura stessa viene sovradimensionata
per motivi di sicurezza con l’ausilio di appositi coefficienti “k”. Gli
assetti compresi in questa fascia, quindi, non sono molto dannosi per la
struttura, anche se esulano dal diagramma di manovra. La tensione limite di
snervamento funge da confine a questa fascia di relativa sicurezza, costituendo
il confine invalicabile delle deformazioni elastiche. Una volta che i carichi
agenti sul velivolo hanno superato questo valore, le deformazioni della
struttura diventano permanenti: questo sta a significare che la struttura del
velivolo è irrimediabilmente compromessa, ed un aumento delle sollecitazioni
potrebbe portare al suo collasso.
Alla base del diagramma di manovra, e quindi, di tutte le considerazioni
fatte fino a questo momento, sta l’ipotesi che il velivolo stia manovrando in
aria calma, e cioè in assenza di turbolenza.
Come
è logico pensare, le condizioni di volo in aria agitata sono contraddistinte da
un aumento dei parametri di sicurezza, con una conseguente diminuzione dei
valori massimi ammissibili riguardanti velocità di volo e fattore di carico.
Per
il volo in queste condizioni è stato studiato un apposito diagramma, chiamato
diagramma di raffica, alla base del quale sta il diagramma di manovra.
Il Diagramma di raffica
Il diagramma di raffica, come il diagramma di manovra, restituisce
visivamente, per mezzo di un grafico, l’insieme di tutte le condizioni di volo
per le quali la resistenza della struttura del velivolo non viene messa a
repentaglio, garantendo un certo margine di sicurezza.
Questo
diagramma, comunque, offre solo una soluzione parziale al problema costituito
dalle improvvise turbolenze che possono essere incontrate, infatti, prevede che
il pilota, attraverso l’aiuto di bollettini meteo o, comunque, di stazioni a
terra, eviti le zone di maggiore turbolenza. Oltre a questo fattore, resta da
dire che il valore massimo delle raffiche considerate è il risultato di una
media di valori registrati, e che, quindi, non rappresenta in assoluto il
massimo di un’ipotetica ma alquanto improbabile turbolenza.
Detto ciò,
è possibile passare alla realizzazione di questo diagramma: dalle norme ICAO,
cioè le norme che stabiliscono le minime condizioni di volo ammissibili per gli
aerei civili, si ricava che, facendo riferimento al diagramma di manovra
precedentemente realizzato, i punti A e G rappresentano gli assetti ai quali un
aeromobile può sopportare la massima raffica, la quale, sempre secondo queste
norme, sarebbe caratterizzata da una velocità ascendente o discendente di circa
20 m/sec. I punti C ed F, invece, rappresentano gli assetti limite per una
raffica di 15.25 m/sec, ed i punti D ed E quelli per una raffica di 7.60 m/sec.
Conducendo
dei segmenti rettilinei dal punto di coordinate (V = 0; n = 1) ai sei punti
considerati si otterrà il diagramma di raffica. Questi segmenti rappresentano
il valore massimo di raffica, e l’area del diagramma di manovra compresa tra
due segmenti aventi lo stesso valore di raffica rappresenta l’insieme degli
assetti “sicuri” per il volo in aria turbolenta con un valore delle
velocità delle correnti ascendenti o discendenti minore di quello del segmento
considerato.