Durante un volo, su di un qualsiasi velivolo agiscono essenzialmente
cinque forze, che, variando di modulo, direzione e punto di applicazione danno
origine ad una serie di momenti che permettono al velivolo di compiere tutte le
manovre per cui è stato progettato. Queste cinque forze sono: il peso
“Q”; la portanza “P”; la trazione “T”; la resistenza aerodinamica
“R” e la forza centrifuga “Fc”.
Il peso di un aeromobile dipende essenzialmente dalla sua
massa, e questa, durante un volo, può variare solamente a causa del consumo di
carburante o dello sganciamento di alcuni carichi appesi o contenuti nel
velivolo.
La portanza è, invece, una forza ben più variabile del
peso: essa infatti dipende da quattro fattori principali: la densità del fluido
“r” nel quale è immerso il velivolo; la velocità
relativa di tale fluido “V”; la superficie alare del velivolo “S” e dal
coefficiente di portanza “Cp”, variabile da profilo a profilo e, per uno
stesso profilo, da incidenza ad incidenza.
Da
numerosi studi è stato ricavato che la portanza varia secondo la formula
[f.01]
Dalla
[f.01], si intuisce che, per uno stesso velivolo (cioè mantenendo costante
“S”), la portanza assumerà valori massimi quando r,Cp ed S raggiungeranno i
loro massimi relativi.

Per quanto riguarda
r, il suo valore aumenta con il
diminuire della quota, raggiungendo il massimo a quota zero, cioè ad ul’altitudine
pari a quella del livello del mare. Il valore standard di densità a questa
quota è di 1,225 kg/m3, ed è proprio questo valore che si andrà ad
utilizzare per tutti i calcoli che verranno esposti nel corso di questa
trattazione.
Restano
quindi da determinare i valori massimi di Cp e di V: solitamente, questi due
valori sono impostati dal progettista, il quale è colui che stabilisce la
velocità massima del velivolo ed il tipo di profilo da impiegare per la
costruzione dell’ala. Resta comunque il fatto che questi due valori sono
strettamente collegati, e non ha senso parlare dei loro massimi relativi senza
esporre prima quali sono le leggi che ne regolano le variazioni. Il legame
esistente tra queste due entità verrà trattato durante la descrizione del
diagramma di manovra.
Con il termine generico di trazione possono venir indicate due diverse
forze agenti sul velivolo: la
trazione disponibile, cioè la forza fornita dal propulsore che permette al
velivolo di avanzare, e la trazione necessaria, cioè la forza necessaria al
velivolo per il suo moto.
Indipendentemente dal fatto che il velivolo in considerazione sia dotato di un
normale motore alternativo o di una turbina a gas, la trazione massima
disponibile, cioè la massima forza propulsiva che il motore riesce ad
esprimere, diminuisce con l’aumentare della quota a causa della diminuzione
della densità dell’aria. Ad una determinata quota, comunque, la trazione
massima disponibile può essere considerata costante. La trazione necessaria,
invece, aumenta con l’aumentare della quota, in quanto deve aumentare la
velocità di volo, in modo da compensare la diminuzione del valore della densità
all’interno della formula della portanza.
Con il simbolo “R” viene generalmente indicata la resistenza di un
determinato profilo o velivolo, cioè quella forza che si sviluppa durante il
moto del velivolo e che vi si oppone.
La resistenza totale di un velivolo, comunque, è il
risultato della sommatoria di una serie di forze distinte, come la resistenza di
forma, la resistenza di attrito e la resistenza indotta. Nelle pagine seguenti,
con il termine “resistenza” verrà intesa la resistenza totale, in quanto
sarà questa ad avere la maggior influenza in tutti i calcoli e considerazioni.
La resistenza dipende essenzialmente dagli stessi fattori
da cui dipende la portanza, con la sola differenza che, al posto di un
coefficiente di portanza “Cp” vi è un coefficiente di resistenza “Cr”.
La resistenza totale sarà data quindi dalla
[f.02]
Durante alcune manovre, principalmente durante una richiamata od una
virata, il velivolo viene costretto a seguire delle traiettorie curve. Questa
condizione porta alla formazione di una forza centrifuga e di una forza
centripeta, le quali dipendono dal raggio della curva percorsa e dalla velocità
con la quale viene affrontata. In particolare, la forza centrifuga è data dal
prodotto tra una massa ed un’accelerazione, le quali possono essere
interpretate nella seguente maniera:

[f.03]
dove con “r” viene indicato il raggio di curvatura
della manovra e con “g” l’accelerazione gravitazionale.
La forza centrifuga assume una notevole importanza, in quanto sommandosi
al peso del velivolo da origine a quello che viene comunemente chiamato “peso
apparente”. Anche questo argomento verrà trattato più completamente nel
capitolo relativo al diagramma di manovra.
Durante il corso di questa trattazione, tutte le considerazioni ed i
calcoli che verranno esposti si baseranno su di un principio fondamentale, e cioè
che il volo si svolga nelle condizioni di regime. Questa semplificazione della
realtà non comporta, comunque, sostanziali variazioni dei fatti, in quanto si
tralasciano quei periodi di transizione tra una fase di volo e l’altra che
generalmente assumono un tempo molto limitato, o che dipendono molto dal pilota.
Secondo questo principio, quindi, la trazione deve essere sempre uguale
alla resistenza e la portanza uguale al peso. Questa considerazione è di
carattere puramente generale, in quanto, così scritta, vale esclusivamente per
il volo orizzontale rettilineo uniforme. È facile immaginare come la portanza,
cioè la componente della forza aerodinamica ortogonale alla direzione del moto
del fluido in cui si muove il velivolo, possa trovarsi ad agire lungo una
direzione diversa da quella della forza peso, la quale è sempre orientata
verso il centro del nostro pianeta. In queste condizioni, quindi, la
portanza si troverà a contrastare solo una componente del peso, mentre le
componenti rimanenti andranno ad incrementare la trazione, la resistenza o la
forza centripeta in base alla manovra considerata.